06
Nov

Biosicurezza e PSA, cosa sappiamo?

L’epidemia di Peste Suina Africana sta mettendo in seria difficoltà il comparto suinicolo nazionale che, in caso di estrema diffusione della malattia, rischia di vedere del tutto bloccate le esportazioni di carni.

Ma cosa sappiamo, ad oggi della Psa?

Come ci riferiscono i veterinari dell’Ats della Val Padana, si tratta di una malattia virale, per la quale, al momento, non esiste vaccino. In Europa le specie suscettibili al contagio sono il suino domestico e il cinghiale, indistintamente di entrambi i sessi. Va ricordato ancora una volta che la patologia non è assolutamente pericolosa per l’uomo. La carne proveniente da suini colpiti da Psa dunque è perfettamente commestibile.

La fauna selvatica gioca un ruolo determinante nella trasmissione del virus: i cinghiali infetti infatti mantengono attiva l’epidemia, e possono rendere più probabili focolai secondari nei domestici (sia familiari che industriali). La PSa presenta una bassa morbilità, vale a dire che si infettano pochi animali (cinghiali) alla volta, circa il 30%, ma una alta letalità, dal momento che sono pochissimi i capi infetti a sopravvivere. E, aspetto da non sottovalutare assolutamente, vi è anche una alta resistenza, con il virus che sopravvive a lungo nell’ambiente.

Le norme di biosicurezza

Per difendersi dunque è necessario innalzare al massimo il livello di biosicurezza all’interno degli allevamenti, come stabilito dal Ddl entrato in vigore lo scorso 26 luglio, di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole e il Ministero della Transizione Ecologica, che si pone l’obiettivo di “definire i requisiti di biosicurezza degli stabilimenti che detengono suini per allevamento, delle stalle di transito e dei mezzi di trasporto”.

Barriere

In primo luogo è necessario dotare di barriere gli allevamenti, recinzioni e/o altre strutture quali cancelli, muri di cinta o barriere naturali che delimitino almeno l’area di allevamento, al fine di non consentire l’accesso incontrollato di persone e mezzi. L’accesso all’area di allevamento deve avvenire unicamente attraverso la zona filtro (personale) e il punto di disinfezione (mezzi). All’ingresso dell’azienda devono essere esposti cartelli che vietino l’accesso a persone e veicoli non autorizzati.

Altro punto focale è la recinzione a prova di bestiame, almeno attorno ai locali in cui sono detenuti i suini e agli edifici in cui sono tenuti mangimi e lettiere, al fine di garantire che i suini, i loro mangimi e le loro lettiere non abbiano alcun contatto con persone non autorizzate e con altri suini. Tale recinzione deve garantire la delimitazione dei confini e non deve presentare soluzioni di continuo che possano creare delle vie di accesso. Dovrà avere un’altezza minima di 1,5 metri e dovrà essere interrata per almeno 20-30 centimetri, se posta su suolo terroso.

Diverso invece il discorso per gli allevamenti semibradi. In questo caso è obbligatoria la presenza di recinzioni perimetrali, di altezza minima di 1,5 metri, specifiche per la modalità di allevamento estensivo. Le recinzioni devono essere costruite in modo da evitare qualsiasi contatto tra i suini allevati e altri animali, con particolare attenzione ai suini selvatici. Laddove la separazione con i suini selvatici venga garantita tramite utilizzo di reti, deve essere prevista una doppia recinzione, di cui quella interna, anche di tipo elettrificato, distanziata di almeno 1 metro da quella esterna.   

Zona filtro

Si tratta di un ambiente con transito obbligatorio, dove il personale deve indossare calzari dedicati ed i visitatori devono indossare copri abiti e calzari. Deve essere presente almeno un lavandino con acqua corrente, detergente e disinfettante per le mani; devono inoltre essere sempre disponibili materiale monouso (copri abiti, tute, calzari, guanti) e il contenitore per i rifiuti.

Laddove negli stabilimenti preesistenti non sia oggettivamente possibile disporre del suddetto requisito all’interno della zona filtro, si ritiene possibile l’adozione al suo interno di dispositivi che garantiscano la pulizia e l’igienizzazione delle mani, fermo restando la necessità di individuare un punto alternativo per il lavaggio e la disinfezione delle stesse per il personale che accede all’interno dell’area di stabulazione degli animali.

Piazzola per la disinfezione degli automezzi

Area in prossimità dell’accesso all’allevamento, ed in ogni caso separata dall’area di stabulazione e governo degli animali, dove poter disinfettare con strumentazione fissa e dedicata i mezzi che entrano nel perimetro aziendale. È costituita da una superficie continua, di materiale resistente alla corrosione dei disinfettanti e lavabile. Dovrebbe, in più, essere utilizzato un sistema (pozzetto) per la raccolta dei reflui. Nel caso delle apparecchiature mobili a pressione, verificare che non siano utilizzate anche per pulizia dei locali ma che restino sempre fisse.

Locali di stabulazione

Locali dove sono detenuti gli animali che permettano una efficace pulizia e disinfezione degli stessi. Tali locali devono avere muri e porte integre e costruiti in modo tale che nessun altro animale (che possa trasmettere la PSA) possa entrare nei locali o entrare in contatto con i suini detenuti. Presenza di attrezzature per il lavaggio e disinfezione delle strutture di allevamento.

I locali e gli edifici degli stabilimenti in cui sono detenuti i suini devono essere costruiti in modo tale che nessun altro animale «che possa trasmettere il virus» possa entrare nei locali e negli edifici o entrare in contatto con i suini detenuti o con il loro mangime e materiale da lettiera. In particolare, la struttura e gli edifici dello stabilimento devono garantire che i suini detenuti non abbiano alcun contatto con suini selvatici. Devono poi consentire il lavaggio e la disinfezione delle mani e disporre di strutture adeguate per il cambio delle calzature e degli abiti all’ingresso dei locali di stabulazione.

Vasche di raccolta liquami

Posizionate preferibilmente al di fuori della zona pulita, devono avere una capacità di raccolta proporzionale alle dimensioni ed alle esigenze dell’allevamento.

Cella frigorifera

Localizzata in prossimità dell’esterno e al di fuori della zona pulita, preferibilmente con doppio accesso, uno dei quali con uscita sull’esterno dell’allevamento. L’area sottostante/antistante deve essere in materiale facilmente lavabile e disinfettabile.

Verificare che la cella frigorifera sia presente, funzionante, integra e inaccessibile ad animali o persone non autorizzate. Il temporaneo stoccaggio, in luoghi che non consistano in una cella frigorifera adatta (es. corridoio del capannone, campi, aree esterne, casse non refrigerate) viene considerata insufficiente.

Per ulteriori informazioni sulla biosicurezza e come gestirla all’interno dell’allevamento invia una mail a info@pitpharm.it oppure chiama 0376-1590971