16
Nov

L’inverno sta arrivando: tuteliamo i suini aumentando la biosicurezza!

Come ogni anno, con l’arrivo dell’inverno aumentano gli episodi di PRRS (Sindrome Riproduttiva e Respiratoria dei suini), una malattia diffusa in tutto il mondo che ha un forte impatto economico sulle aziende. Nelle scrofe, infatti, la PRRS causa problemi riproduttivi e aumenta il numero di aborti, di nati morti, di mummificati, di ritorni in calore e di mortalità in sala parto.

Per evitare la diffusione di questa malattia, è importante esaminarne le cause, saper riconoscere i fattori di pericolo e attuare strategie per ridurre i rischi d’ingresso e di diffusione di agenti patogeni in allevamento.

Quali sono le cause della diffusione della PRRS?

L’inverno porta con sé un abbassamento delle temperature, che ha conseguenze importanti su tre fronti che favoriscono la comparsa degli episodi di PRRS:

  • allunga sensibilmente i tempi di sopravvivenza dei virus nell’ambiente.
  • spinge a ridurre il ricambio d’aria all’interno dei locali, aumentando così la concentrazione degli inquinanti (polvere e ammoniaca in primis) e della carica microbica.
  • indebolisce le difese a livello di vie respiratorie.

 

 

Quali sono i fattori di rischio per la comparsa di PRRS in allevamento?

Nel 2019, un gruppo di ricercatori degli Stati Uniti ha voluto identificare nel dettaglio i principali fattori di rischio per la comparsa di episodi di PRRS, arrivando ad elencarne 8:

  1. Le operazioni connesse all’introduzione di capi suini, in particolare i riproduttori e i suinetti svezzati.
  2. l’acquisto di seme;
  3. le operazioni connesse alla rimozione degli animali morti. La conservazione e la raccolta delle carcasse è infatti un fattore di forte rischio per la PRRS: quanto minore è la distanza dal capannone al punto di raccolta delle carcasse (es. cella frigorifera), tanto più aumenta il rischio di comparsa di PRRS. Questa correlazione sembrerebbe essere legata sia al contenuto stesso della cella frigorifera (animali morti per PRRS) sia alla raccolta delle carcasse da parte di autoveicoli esterni che effettuano tale operazione anche in altre aziende.
  4. il passaggio di strumenti e attrezzature da un allevamento all’altro;
  5. l’ingresso di personale esterno, in particolare veterinari, idraulici, elettricisti e manutentori;
  6. le operazioni connesse alla rimozione e, in generale, alla gestione del liquame;
  7. il contatto con animali domestici e/o animali selvatici;
  8. l’aria contaminata.

 

In aggiunta a questi 8 punti, uno studio in Germania ha evidenziato anche un altro rischio, quello rappresentato dalla presenza di altri allevamenti suini entro un raggio di 1 km. Questo fattore, purtroppo, è molto presente in alcune aree del nostro Paese che concentrano diversi allevamenti in aree quasi confinanti.

Infine uno studio interessante, contrariamente a quanto talvolta è stato ipotizzato, conferma che lo svezzamento tardivo oltre i 22 giorni di vita non rappresenta un fattore di rischio, anzi incrementa le probabilità di portare l’azienda ad uno stato di stabilità.

Oltre alla PRRS, quali sono le infezioni virali presenti in autunno?

Nella stagione fredda, le condizioni ambientali favoriscono un aumento della durata della vitalità delle particelle virali rispetto alla stagione calda. Si possono quindi diffondere malattie virali sia a livello respiratorio, come l’influenza suina, sia intestinali con il calo delle difese immunitarie, come la PED (Diarrea Epidemica Suina).

 

Negli ultimi anni, un’infezione che preoccupa i suinicoltori europei è la Peste Suina Africana (PSA). Sebbene il rischio diffusione di questo virus sia maggiore nelle zone con presenza di cinghiali, eventuali “falle” nelle procedure di biosicurezza possono favorire un rischio di comparsa di PSA in tutte le aziende: ad esempio per un mancato controllo delle infestazioni da mosche e zanzare, oppure per un ingresso non controllato di persone che hanno visitato nella stessa giornata più allevamenti suini.

 

Come si possono ridurre i rischi d’ingresso e diffusione di agenti patogeni in allevamento?

La nostra strategia, col supporto di un Team di Veterinari e Tecnici, ti permette di:

  • Individuare i punti critici in cui migliorare la biosicurezza, tramite l’esecuzione di un audit Biocheck;
  • Ricevere informazioni dettagliate sui risultati ottenuti, attraverso un report chiaro e sintetico;
  • Stabilire un piano d’azione che, insieme alle altre figure coinvolte (come il veterinario aziendale e il responsabile tecnico), vada a contrastare le aree di criticità.
  • Formare il personale sull’importanza della biosicurezza e, in particolare, sulla corretta esecuzione delle operazioni di sanificazione di ambienti, strutture, attrezzature, veicoli.

 

La maggiore attenzione alla biosicurezza nei periodi autunnali e invernali è fondamentale per proteggere i tuoi animali: non sottovalutarla!